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PUNTI D’INCONTRO
Erika Pellicci, Marco Rossetti
La Casermetta Santa Croce, sulle mura di Lucca, ospita quest’anno la mostra Punti d’incontro, a cura di Elisa Muscatelli e promossa da Lucca Art Fair e Premio Combat, che per l’anno 2022 rinnovano la loro collaborazione sostenendo il progetto Art Tracker, una sezione speciale dedicata alla valorizzazione di talenti under 35. Gli artisti in mostra, Erika Pellicci e Marco Rossetti, sono stati selezionati dalla giuria del Combat per rappresentare uno spaccato sulla giovanissima arte italiana in un progetto curatoriale all’interno della programmazione della fiera. Punti d’incontro prende in prestito gli sguardi di Marco Rossetti, tra archivio, memoria storica e personale, e quelli di Erika Pellicci, con percorsi spaziali e metaforici verso se stessi e l’altro, mostrando la complessità del sentimento dell’appartenenza ad un luogo, un tempo e un corpo, sintomatica del contemporaneo. Una riflessione sulla terra di origine - sia essa luogo intimo, di ricerche ed esperienze vissute, sia appartenenza ad un luogo territoriale - e sull’erranza, un movimento duplice, spaziale e mentale, che non permette la stasi in un unico luogo. Il non-luogo della dimensione dell’artista diventa così uno spazio ibrido che non riesce mai a definirsi completamente, una realtà plasmata da continui rimandi e ibridazioni. Ad accompagnare il percorso di visita delle video interviste di approfondimento con la collaborazione delle studentesse del corso magistrale di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Firenze e un testo critico di percorso.
A cura di Elisa Muscatelli
Casermetta Santa Croce, Lucca
Erika Pellicci, Barga, 1992, vive e lavora a Berlino. Dopo gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze prosegue il suo percorso con un Master in fotografia Fine Art all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca si concentra sulla narrazione di luoghi, corpi, spazi comuni e desideri. Tra le sue mostre recenti Salvo imprevisti, tornerò domani, La Portineria Satellite Gallery, Firenze, 2020; SEXXX&POP, Fabbrica del Vapore, Milano, 2020; By the sea, we will breathe, Lishui Photography Festival, 2019; Tavola rotonda-videopresentazione, La Via della Cina, Il gioco dei gesti, Museo Luigi Pecci di Prato, 2018. E’ stata vincitrice della dodicesima edizione del Premio Combat, 2021, e dello Young Photographer by Pingyao International Photography Festival, Cina, 2019.
Marco Rossetti, Capua, 1987, vive e lavora tra Napoli e Firenze. Si forma al triennio e al biennio in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli proseguendo il suo percorso artistico attraverso residenze e workshop sviluppando un linguaggio interdisciplinare che lo porta ad indagare i vari aspetti della materia artistica tra fotografia, archivio, pittura e scultura.Tra le sue mostre recenti Come una stella di giorno, Galleria Nicola Pedana, Caserta, 2021; Icono Smash, Palazzo Rinuccini, Firenze, 2019; Forget/forgive, Penta Space, Firenze, 2018. E’ stato recente vincitore di Level 0, Museo Madre, 2021, della dodicesima edizione del Premio Combat, 2021 e del premio Buris, 2021.
Il progetto rientra in ambito di TOSCANAINCONTEMPORANEA2021
L’ERRARE UMANO_
Elisa Muscatelli
trasportati in una dimensione errante, che si sposta in una direzione e poi in un’altra? La mostra prende in prestito gli sguardi di Marco Rossetti ed Erika Pellicci, entrambi vincitori della sezione Art Tracker 2021, portando alla luce le varie prospettive di ibridazione del linguaggio artistico contemporaneo all’interno della storica Casermetta di Santa Croce, Lucca. Il baluardo storico, cintato dalle antiche mura di Lucca, diventa così un punto di sosta dove si incontrano le ricerche dei due artisti, che, come l’eroe viaggiatore, varcano la sfera del conoscibile narrando le varie tappe di peregrinazione che li hanno portati alla scoperta di nuove prospettive. Le opere in mostra sono lontane dalla meta finale, opere in divenire che danno prova del non-luogo della dimensione dell’artista, uno spazio mutaforma che non riesce mai a definirsi completamente, una realtà plasmata da continui rimandi e ibridazioni che molto condivide con il viaggio di Odisseo.
Erika e Marco violano la Natura tipicamente intesa: il tempo viene messo in discussione, i corpi si confondono con il paesaggio e nuove rotte spaziali e metaforiche mostrano la complessità del sentimento dell’appartenenza ad un luogo, ad un tempo e un corpo, sintomatica del contemporaneo. Punto di partenza della mostra, Il luogo d’origine, introduce il visitatore in una micro-esplorazione immaginaria, confondendo i confini della realtà con quelli del desiderio, mentre la voce dell’artista ammalia lo spettatore inducendolo a restare.
Nella sala successiva Flatland apre invece ad una nuova dimensione materica, una piccola isola formata da una superficie ibrida di materiali di scarto che sedimentano sul pavimento della casermetta, ostacolando sia il cammino che una lettura intellegibile dello spazio originale. Un territorio ludico, violento e celeste è quello che si presenta di fronte a LIKE A MORNING STAR3, e LIKE A MORNING STAR(shade)2, paesaggi plasmati dal fuoco, che riemergono destrutturati e carichi di una nuova forza. Il fuoco, elemento di distruzione ma anche di possibile rinascita e conoscenza, riflette questa sua duplice natura nel titolo delle opere, “Come stella del mattino”, strofa di una canzone per bambini, narrazione di un paesaggio surreale e nome di un’arma medievale. Il residuo della combustione lascia poi spazio all’installazione Nó ssè mài a Lóh, dove emerge un altro processo di erranza e sedimentazione, quello delle storie di varie epoche degli abitanti di Lozio, frazione in provincia di Brescia, prese da libri e archivi della gente del posto e fotoincise sulle diverse parti di un’armatura di un cavaliere, il quale, secondo la leggenda, è costretto a vagare per l’eternità tra le rovine del castello di Lozio. Trasportata in una realtà differente e protetta dal baluardo di Santa Croce, l’armatura diviene un reperto archeologico che apre alla conoscenza di storie che sono irreali e lontane per i visitatori di Lucca, ma presenti e contemporanee per gli abitanti di Lozio, creando così una sospensione temporale. Le tracce nascoste diventano punto di riflessione dell’opera Edit_canc 4, dove una figura umana all’interno del paesaggio viene cancellata dal gesto artistico, lasciando spazio ad un nuovo territorio in cui la presenza umana non è contemplata. A metà tra un gesto di censura e un riportare in luce attraverso l’assenza, l’immagine apre ad una riflessione sugli elementi necessari alla costruzione della realtà e alla domanda se possano esserci racconti e viaggi possibili senza la presenza di un Altro punto d’incontro. I fell you chiude infine il percorso della mostra ponendo l’accento sul momento del distacco e dell’avvicinamento. Una macchina fotografica funge da elemento di connessione tra gli individui, un medium in grado di connetterli a distanza e di incidere sulla pellicola un percorso, quella della relazione con se stessi e con l’Altro, in continuo stato di cambiamento e in balia delle correnti del vento che si riescono e si vogliono sentire. Gli scatti fotografici diventano così delle testimonianze di rotte differenti, viaggi intrapresi in solitaria verso la propria montagna, che permettono di poter approdare in un personale luogo di origine, sempre nuovo, dopo essere stati un Nessuno, un guerriero errante, un abile amante e un fedele compagno.
PUNTI D’INCONTRO
Erika Pellicci, Marco Rossetti
La Casermetta Santa Croce, sulle mura di Lucca, ospita quest’anno la mostra Punti d’incontro, a cura di Elisa Muscatelli e promossa da Lucca Art Fair e Premio Combat, che per l’anno 2022 rinnovano la loro collaborazione sostenendo il progetto Art Tracker, una sezione speciale dedicata alla valorizzazione di talenti under 35. Gli artisti in mostra, Erika Pellicci e Marco Rossetti, sono stati selezionati dalla giuria del Combat per rappresentare uno spaccato sulla giovanissima arte italiana in un progetto curatoriale all’interno della programmazione della fiera. Punti d’incontro prende in prestito gli sguardi di Marco Rossetti, tra archivio, memoria storica e personale, e quelli di Erika Pellicci, con percorsi spaziali e metaforici verso se stessi e l’altro, mostrando la complessità del sentimento dell’appartenenza ad un luogo, un tempo e un corpo, sintomatica del contemporaneo. Una riflessione sulla terra di origine - sia essa luogo intimo, di ricerche ed esperienze vissute, sia appartenenza ad un luogo territoriale - e sull’erranza, un movimento duplice, spaziale e mentale, che non permette la stasi in un unico luogo. Il non-luogo della dimensione dell’artista diventa così uno spazio ibrido che non riesce mai a definirsi completamente, una realtà plasmata da continui rimandi e ibridazioni. Ad accompagnare il percorso di visita delle video interviste di approfondimento con la collaborazione delle studentesse del corso magistrale di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Firenze e un testo critico di percorso.
A cura di Elisa Muscatelli
Casermetta Santa Croce, Lucca
Erika Pellicci, Barga, 1992, vive e lavora a Berlino. Dopo gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze prosegue il suo percorso con un Master in fotografia Fine Art all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca si concentra sulla narrazione di luoghi, corpi, spazi comuni e desideri. Tra le sue mostre recenti Salvo imprevisti, tornerò domani, La Portineria Satellite Gallery, Firenze, 2020; SEXXX&POP, Fabbrica del Vapore, Milano, 2020; By the sea, we will breathe, Lishui Photography Festival, 2019; Tavola rotonda-videopresentazione, La Via della Cina, Il gioco dei gesti, Museo Luigi Pecci di Prato, 2018. E’ stata vincitrice della dodicesima edizione del Premio Combat, 2021, e dello Young Photographer by Pingyao International Photography Festival, Cina, 2019.
Marco Rossetti, Capua, 1987, vive e lavora tra Napoli e Firenze. Si forma al triennio e al biennio in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli proseguendo il suo percorso artistico attraverso residenze e workshop sviluppando un linguaggio interdisciplinare che lo porta ad indagare i vari aspetti della materia artistica tra fotografia, archivio, pittura e scultura.Tra le sue mostre recenti Come una stella di giorno, Galleria Nicola Pedana, Caserta, 2021; Icono Smash, Palazzo Rinuccini, Firenze, 2019; Forget/forgive, Penta Space, Firenze, 2018. E’ stato recente vincitore di Level 0, Museo Madre, 2021, della dodicesima edizione del Premio Combat, 2021 e del premio Buris, 2021.
Il progetto rientra in ambito di TOSCANAINCONTEMPORANEA2021
L’ERRARE UMANO_
Elisa Muscatelli
trasportati in una dimensione errante, che si sposta in una direzione e poi in un’altra? La mostra prende in prestito gli sguardi di Marco Rossetti ed Erika Pellicci, entrambi vincitori della sezione Art Tracker 2021, portando alla luce le varie prospettive di ibridazione del linguaggio artistico contemporaneo all’interno della storica Casermetta di Santa Croce, Lucca. Il baluardo storico, cintato dalle antiche mura di Lucca, diventa così un punto di sosta dove si incontrano le ricerche dei due artisti, che, come l’eroe viaggiatore, varcano la sfera del conoscibile narrando le varie tappe di peregrinazione che li hanno portati alla scoperta di nuove prospettive. Le opere in mostra sono lontane dalla meta finale, opere in divenire che danno prova del non-luogo della dimensione dell’artista, uno spazio mutaforma che non riesce mai a definirsi completamente, una realtà plasmata da continui rimandi e ibridazioni che molto condivide con il viaggio di Odisseo.
Erika e Marco violano la Natura tipicamente intesa: il tempo viene messo in discussione, i corpi si confondono con il paesaggio e nuove rotte spaziali e metaforiche mostrano la complessità del sentimento dell’appartenenza ad un luogo, ad un tempo e un corpo, sintomatica del contemporaneo. Punto di partenza della mostra, Il luogo d’origine, introduce il visitatore in una micro-esplorazione immaginaria, confondendo i confini della realtà con quelli del desiderio, mentre la voce dell’artista ammalia lo spettatore inducendolo a restare.
Nella sala successiva Flatland apre invece ad una nuova dimensione materica, una piccola isola formata da una superficie ibrida di materiali di scarto che sedimentano sul pavimento della casermetta, ostacolando sia il cammino che una lettura intellegibile dello spazio originale. Un territorio ludico, violento e celeste è quello che si presenta di fronte a LIKE A MORNING STAR3, e LIKE A MORNING STAR(shade)2, paesaggi plasmati dal fuoco, che riemergono destrutturati e carichi di una nuova forza. Il fuoco, elemento di distruzione ma anche di possibile rinascita e conoscenza, riflette questa sua duplice natura nel titolo delle opere, “Come stella del mattino”, strofa di una canzone per bambini, narrazione di un paesaggio surreale e nome di un’arma medievale. Il residuo della combustione lascia poi spazio all’installazione Nó ssè mài a Lóh, dove emerge un altro processo di erranza e sedimentazione, quello delle storie di varie epoche degli abitanti di Lozio, frazione in provincia di Brescia, prese da libri e archivi della gente del posto e fotoincise sulle diverse parti di un’armatura di un cavaliere, il quale, secondo la leggenda, è costretto a vagare per l’eternità tra le rovine del castello di Lozio. Trasportata in una realtà differente e protetta dal baluardo di Santa Croce, l’armatura diviene un reperto archeologico che apre alla conoscenza di storie che sono irreali e lontane per i visitatori di Lucca, ma presenti e contemporanee per gli abitanti di Lozio, creando così una sospensione temporale. Le tracce nascoste diventano punto di riflessione dell’opera Edit_canc 4, dove una figura umana all’interno del paesaggio viene cancellata dal gesto artistico, lasciando spazio ad un nuovo territorio in cui la presenza umana non è contemplata. A metà tra un gesto di censura e un riportare in luce attraverso l’assenza, l’immagine apre ad una riflessione sugli elementi necessari alla costruzione della realtà e alla domanda se possano esserci racconti e viaggi possibili senza la presenza di un Altro punto d’incontro. I fell you chiude infine il percorso della mostra ponendo l’accento sul momento del distacco e dell’avvicinamento. Una macchina fotografica funge da elemento di connessione tra gli individui, un medium in grado di connetterli a distanza e di incidere sulla pellicola un percorso, quella della relazione con se stessi e con l’Altro, in continuo stato di cambiamento e in balia delle correnti del vento che si riescono e si vogliono sentire. Gli scatti fotografici diventano così delle testimonianze di rotte differenti, viaggi intrapresi in solitaria verso la propria montagna, che permettono di poter approdare in un personale luogo di origine, sempre nuovo, dopo essere stati un Nessuno, un guerriero errante, un abile amante e un fedele compagno.