Original Art for sale | Sculpture
Luca Petti
Italy
Represented by: Combat Prize Collection
Views: 343
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Specie elastiche per crepe dinamiche
cm 100x20
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About the artwork
About the artist
Opera vincitrice sezione Scultura/installazione Combat Prize 2021. Una ricerca sugli involucri, che mira ad analizzare piante e frutti che hanno subito un processo di tropicalizzazione e commercializzazione nel corso dei secoli e dei millenni.
Nell’ultima era globalizzata, abbiamo assistito ad un processo di estetizzazione del vegetale e dei suoi prodotti costretti all’iperproduzione. La selezione forzata e l’uscita dal ciclo naturale, ha portato alla scomparsa della biodiversità, in favore di un prodotto veloce e adatto alle esigenze del mercato. Ciò ha costretto le specie ad adottare diverse vie di riproduzione, escludendone altre.
Ad esempio il banano originario dell’area asiatica, subisce già i primi processi di addomesticazione in Papua Nuova Guinea tra l’ 8.000 e il 5.000 a.C.. Ad oggi i semi della pianta – prima di dimensioni importanti e racchiusi all’interno di un frutto duro e fibroso – sono quasi scomparsi e ritirandosi, hanno perso la loro funzione primaria: la banana di cui ci nutriamo oggi infatti, contiene sementi sterili. Allo stesso modo è cambiato il suo involucro che nel tempo si è assottigliato e allungato. Il banano è considerato una pianta in via d’estinzione poiché senza l’apporto dell’uomo avrebbe scarsa possibilità di sopravvivenza in mancanza dell’elemento centrale nella riproduzione del vegetale. In modi diversi altri frutti sono giunti fino a noi attraverso l’esportazione delle coltivazioni. L’africano Kiwano è attualmente coltivato in piantagioni nei pressi di Genova, dopo diversi passaggi che hanno portato al perfezionamento del suo involucro decorativo e spinoso.
L’identità del frutto si perde quindi nel tempo; la sua corazza, il suo involucro modificato è il risultato di combinazioni e selezioni genetiche, che hanno frammentato la sua identità. In questa ricerca vengono esaltati i rivestimenti vuoti, fossili, gusci freddi senza contenuto che si ergono come monito di una cultura votata all’iperattività e alla performatività. Il bismuto conferisce forma a queste membrane che vengono esaltate dal materiale cangiante, che subisce variazioni cromatiche a contatto con l’atmosfera, colori violenti e tossici esaltano l’azione dell’estrema addomesticazione.
About the artist
Luca Petti (Benevento, 1990) vive e lavora a Milano. Dopo la laurea magistrale in Arti Visive indirizzo Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), dal 2015 al 2017 prende parte al progetto da lui co-fondato Agreements to Zinedine - ATZ, un collettivo formato da artisti.
La sua ricerca si struttura a partire dall’osservazione del mondo animale e vegetale su cui si inserisce una riflessione sulle dinamiche che caratterizzano il contemporaneo.
Tra le mostre principali si segnalano
”Incontri Sensibili” bipersonale a cura di Viviana Costa (2021) Galleria Villa Contemporanea Monza; “Nature is our gardener. Relazioni Simbiotiche”, mostra personale a cura di Letizia Mari (2019), Galleria Marrocco; L’opera permanete POV (Part Of Vacations) presso il PAV di Torino del 2017; la partecipazione nello stesso anno alla 18° BIENNALE DEL MEDITERRANEO, con il progetto Domesticated Generation, curata da Curate It Yourself - CIY, Tirana, Albania; REFUGE IN CASE OF TROPICAL STORM progetto installativo per OUTER SPACE, a cura di Ginevra Bria e Atto Belloli Ardessi, FuturDome, Milano; il progetto PLLLLA PLLLLA (maybe plants platform), presso La Cattedrale Studio, Milano; la partecipazione a CONTEXTO, un progetto di Casa Testori, a cura di Marta Cereda, Davide Dall’Ombra e Giuseppe Frangi, presso Edolo e l’opera permanente “Transizioni” presente dal 2013 presso Arte Sella, Trento.