LAS PERLAS CHIPS / COLLEZIONE ”GIGANTI DEL MARE” in Edizione limitata, Biancamaria Monticelli - T.O.E. Art Market
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LAS PERLAS CHIPS / COLLEZIONE ”GIGANTI DEL MARE” in Edizione limitata, Biancamaria Monticelli - T.O.E. Art Market

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Original Art for sale | Photography

Biancamaria Monticelli
Italy

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LAS PERLAS CHIPS / COLLEZIONE "GIGANTI DEL MARE" in Edizione limitata
Fine Art Ink jet Print 2018
cm 60x90
Price 800 €
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I “Giganti del mare ” di Biancamaria Monticelli costituiscono un corpus di immagini di forte impatto emotivo, e si pongono come una tappa importante del suo percorso creativo, dove l’artista-fotografa concentra la sua ricerca tra mare, cielo, metallo e ruggine, fotografando relitti di navi abbandonati in luoghi più o meno remoti del mondo. Sono foto che, se pur dominate da un realismo uniforme e permeante, possono essere lette come una narrazione in cui si muove un sotto testo di metafore che veicola una serie di significati esistenziali resi segno e materia, offerti all’osservatore. Corpi di navi, cargo, natanti, senza più destinazioni o scopi, che hanno ormai smarrito le mappe dei loro viaggi, immobili e in disarmo. C’è una nuova dimensione resa possibile dalla creazione artistica, perché la fotografa, con la sua peculiare sensibilità di sguardo, trasfonde nelle sue immagini fotografiche, bloccate nel fermo-azione, una geografia dell’immaginario, l’attimo pieno di nostalgia, uno spazio effimero in cui nuovi viaggi sono possibili, viaggi del sogno, nel sogno e nella memoria. Il suo scopo non è la denuncia, piuttosto la risposta a un’urgenza, quella di dare significato al caos, di dare senso ai paradossi e alle contraddizioni di uomini e cose. Fotografare la ruggine, l’abbandono, la dimenticanza, significa reinventare un nuovo tempo e una nuova materia, riscrivere la storia di questi giganti-corpi, una trasmutazione della materia, una rinominazione delle cose. Nella trasfigurazione artistica di Biancamaria Monticelli i giganti che si affermano in tutta la loro effimera corporeità, non sono più giganti morti, perché la vita non se n’è andata da loro. I loro resti sono lì, imperfetti e pericolanti, come un canto alla durata. Non è un caso che in ogni fotografia, al relitto si oppone un’immagine vitale, una vita nascente, un ragazzo, una famiglia, una bimba, al grigio del ferro, alla corrosione della ruggine, al bianco del silenzio, si oppone sempre una macchia di colore, un’intuizione di dinamismo, una promessa, una possibilità. La naturalezza della vitalità del bimbo che corre con alle spalle l’immobilità di una fine, genera la meraviglia per qualcosa che inizia, un terzo movimento, come in un gioco combinatorio, una forza calamitante, un principio d’interazione. Biancamaria Monticelli scrive con la luce e con il distacco del mezzo fotografico la poesia della finitezza, della ferita, della fragilità delle cose e degli uomini, non nascondendole ma esibendole come un valore alto e insopprimibile che accomuna ogni creatura. Per questo il suo sguardo è distaccato e ardente insieme, di fredda intensità, perché è uno sguardo che proviene dall’ombra, di chi sta dietro la luce ma della luce si nutre, per poterne testimoniare e scriverne. Il fascino di queste fotografie sta qui, in questo continuo sconfinare, in questo contrasto dialettico di piani temporali e visivi, in questo stare nel futuro sebbene sembrino parlare al passato, sta nella frizione di storie oppositive, nella sovrapposizione di paesaggi mai del tutto esplorati. Sta nel rapporto ossimorico tra la memoria e il naufragante oblio, il gioco ottico di spazi lontani e primi piani rivelatori di un messaggio esistenziale personale e universale insieme. Senza mai una caduta nel superfluo, o nel sospetto di un romanticismo datato. Un esercizio di sobrietà sentimentale e tecnica, che ci restituisce la bellezza e la complessità del mondo e dell’esistere. ( Maristella Diotaiuti )